Parodontite e patologie cardiovascolari: quale relazione
27/07/2024Correlazione tra parodontite e patologie cardiovascolari? Un accostamento che può sembrare inusuale, ma che in realtà è oggetto dello studio di molti ricercatori medici. Dopotutto, è noto che la salute del cavo orale si riflette sul resto dell’organismo: il fatto che i batteri della parodontite siano fattori eziologici di malattie cardiovascolari però, non è altrettanto risaputo. Ne abbiamo parlato con gli esperti di DENS.
Parodontite e complicazioni cardiache: quali sono le correlazioni
La parodontite è una delle patologie del cavo orale più frequenti, nonché la prima causa di perdita dei denti nella popolazione adulta. La sua eziogenesi è correlata alla presenza di un’ampia flora batterica, che comprende circa trecento specie diverse. Questi microorganismi provocano una forte infiammazione e la loro proliferazione dipende prevalentemente da fattori genetici, oltre che da abitudini scorrette quali fumo o carenza di igiene orale. Ma com’è possibile che la parodontite finisca per influenzare l’insorgenza di problemi a cuore e circolazione? Tutto dipende dall’azione dei batteri patogeni che, permanendo all’interno del cavo orale, modificano le pareti dei vasi sanguigni. Tale attività favorisce la comparsa di processi aterosclerotici, i quali possono essere causati anche per via indiretta, conseguentemente alla risposta immunitaria dell’organismo. I batteri responsabili della parodontite possono dunque passare dai capillari della gengiva ad altri vasi sanguigni, raggiungendo anche parti del corpo distanti dalla bocca. Questo meccanismo aumenta il rischio di complicazioni cardiovascolari, ma anche di ictus o diabete mellito. È stato inoltre accertato che più grave è la forma di parodontite, maggiore sarà il rischio che essa abbia ripercussioni sull’attività del cuore. Allo stesso modo, i soggetti già affetti da una malattia cardiaca corrono il rischio di contrarre una parodontite più rapida e aggressiva. Nei casi peggiori, si può assistere addirittura a casi di edentulismo gravi. In pazienti cardiopatici, il trattamento tempestivo di un’eventuale parodontite diventa perciò di fondamentale importanza. Riportando le gengive ad un buono stato di salute, è possibile diminuire la concentrazione di batteri nella circolazione sanguigna e di conseguenza il rischio cardiovascolare.
I dati dello studio
L’idea che potesse esserci una interdipendenza tra parodontite e malattie cardiovascolari è stata avanzata dal ritrovamento di batteri parodontali come Aggregatibacter actinomycetemcomitans, Porphyromonas gingivalis, Pre- votella intermedia, Prevotella nigrescens e Tannerella forsitia nei tessuti coronarici colpiti da sclerotizzazione. La presenza di tali batteri nelle lesioni coronariche ha reso evidente il nesso con la parodontite. Il loro ruolo preciso è tuttavia ancora oggetto di ricerche che puntano comunque tutte verso la medesima direzione. Ad esempio uno studio universitario svoltosi presso l’Ospedale di Ala, a Trento, ha coinvolto trenta pazienti con parodontite di età compresa tra i 40 e gli 80 anni, divisi in due gruppi:
- Gruppo test: 15 soggetti affetti da malattie cardiovascolari;
- Gruppo di controllo: 15 soggetti scelti casualmente, con anamnesi negativa per le malattia cardiovascolare.
Tutte le persone coinvolte, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, si sono sottoposte a tre sedute di igiene orale professionale. In questo contesto, il Centro di Ricerca e Servizi per lo Studio delle Malattie Parodontali, dell’Università degli Studi di Ferrara, ha calcolato il rischio parodontale di ogni paziente, al fine di verificare eventuali differenze tra i due campioni. Sin dal primo controllo è emerso che il 33% dei pazienti del gruppo test presentava un rischio parodontale medio-elevato e il 15% un rischio elevato. Al contrario, nel gruppo di controllo quasi la metà dei soggetti raggiungeva un livello basso di rischio. Mentre al secondo richiamo, i pazienti del gruppo di controllo vedevano aumentare il rischio parodontale (pur non raggiungendo il rischio elevato tipico dei pazienti con malattie cardiovascolari), al terzo i livelli si abbassano in entrambi i gruppi, mantenendo comunque una certa differenza in proporzione. Lo studio suggerisce dunque l’importanza del trattamento della parodontite in pazienti cardiopatici, al fine di evitare un reciproco peggioramento delle patologie in essere. Leggi anche l’articolo: Strategie per un arredamento flessibile e dinamico: trasforma la tua casa con stile e funzionalità