La terapia di incappucciamento della polpa dei denti è uno dei metodi d’elezione per curare la pulpite. Quest’ultima è un’infiammazione di origine batterica della polpa dentale, generalmente causata da carie o eventi traumatici. Più nel dettaglio, l’incappucciamento pulpare è una terapia conservativa, utile a ripristinare lo stato naturale degli elementi dentari colpiti. Devitalizzazione e incappucciamento della polpa seguono dunque due approcci differenti. La prima viene in genere applicata su denti ormai in stato necrotico, colpiti da pulpiti irreversibili; il secondo è invece un trattamento usato in caso di pulpiti reversibili, quando un dente è ancora vitale e può ristabilirsi senza ricorrere a devitalizzazione, estrazione o pulpectomia. Ne abbiamo parlato insieme al Dottor Gola che ha i suoi studi dentistici a Pavia.Incappucciamento polpa: la tecnicaLa pulpite provoca un’esposizione della polpa dentale. Quest’ultimo è il tessuto che si trova all’interno della corona e che garantisce il regolare apporto di sangue e nutrienti all’elemento dentario. Lo scopo dell’incappucciamento pulpare è dunque ricoprire la polpa in modo da permettere al dente di tornare alle sue funzionalità originarie. Tale obiettivo viene perseguito attraverso l’applicazione di un materiale bioattivo sulla porzione di polpa interessata. Esistono due tipologie di incappucciamento della polpa dentale:
Incappucciamento pulpare diretto: se il dente fornisce una risposta vitale positiva, è possibile applicare il materiale direttamente sul tessuto. È la terapia utilizzata in caso di pulpiti poco gravi;Incappucciamento pulpare indiretto: trattasi di una terapia che prevede la copertura della dentina con un materiale protettivo che stimola la guarigione del complesso pulpo-dentinale. Con questo trattamento si rimuove dunque la parte infetta per creare uno strato di dentina secondaria. La cavità viene inoltre rimineralizzata e sigillata, così da evitare l’insorgenza di nuove infezioni.I materiali utilizzati per l’incappucciamento stimolano la formazione di
dentina di reazione ed evitano che il dente possa soffrire di
ipersensibilità agli stimoli termici. Sono inoltre contraddistinti da
proprietà antibatteriche, in quanto devono impedire la diffusione dei
microorganismi patogeni. Per anni il materiale a cui si è fatto maggiore ricorso per l’incappucciamento pulpare è stato l’
idrossido di calcio. Allo stato attuale stanno però trovando una sempre crescente approvazione la
biodentina, a base di
silicato di calcio e l’
MTA, un composto di silicato di calcio,
ossido di bismuto e
carbonato di calcio anche conosciuto col nome di
triossido minerale aggregato.Incappucciamento pulpare: gli studi a riguardoLa letteratura medica ha confermato l’efficacia dell’incappucciamento pulpare su casi di
pulpiti reversibili. Se le infezioni sono troppo gravi, e lo stato del dente è inevitabilmente compromesso, il dentista deve invece abbandonare l’approccio conservativo. Una tempestiva
diagnosi è dunque un fattore fondamentale per il successo della terapia. Gli
studi sui biomateriali, e la messa a punto di alternative all’idrossido di calcio, hanno inoltre aumentato considerevolmente le
percentuali di successo. Ecco alcuni dati:
Il successo del trattamento a base di idrossido di calcio è risultato essere del 74% dopo 6 mesi, del 65% dopo 1 anno, del 59% dopo 2-3 anni e del 56% dopo 4-5 anni;La percentuale di riuscita dell’incappucciamento pulpare con MTA è stata, negli stessi follow-up rispettivamente del 91%, 86%, 84% e 81%;La biodentina ha fatto registrare percentuali migliori nei primi tre follow-up, rispettivamente con il 96% a 6 mesi, l’86% a 1 anno e ancora l’86% a 2-3 anni.Come si può intuire, i
controlli periodici sono molto importanti e una completa guarigione prevede almeno un
quinquennio di silenzio sintomatico. A questo proposito è bene ricordare che la permanenza di alcuni sintomi post-intervento, come ad esempio la
sensibilità termica aumentata, sono da considerare normali e non pregiudicano la potenziale riuscita dell’incappucciamento della polpa. Allo stesso modo, la
scomparsa dei sintomi nel breve-medio termine non è indice di un sicuro successo terapeutico. In caso di necrosi successiva all’intervento, ad esempio, i sintomi potrebbero cessare di colpo per poi ricomparire a causa dell’infezione. In occorrenze simili, diventa necessario abbandonare la metodologia conservativa e passare a
cure canalari o all’estrazione del dente. Leggi anche l’articolo:
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